venerdì 20 gennaio 2012

Continuiamo a scoprire
i vari inciuci del nostro
mandrillone....

ZEUS E DEMETRA


.. la prima a dissodar le glebe coll'aratro insegnò; prima le biade i più soavi nutrimenti diede; a noi prima dè leggi; ed ogni cosa riconosciamo da lei.

Ovidio

Demetra ( in greco: Δημήτηρ, "Madre terra" o forse "Madre dispensatrice", probabilmente dal nome Indoeuropeo della Madre terra *dheghom *mater) nella mitologia greca è la dea del grano e dell’agricoltura, costante nutrice della gioventù e della terra verde, artefice del ciclo della vita e della morte, protettrice del matrimonio e delle leggi sacre. Negli Inni omerici viene invocata come la "portatrice di stagioni", un tenue indizio di come ella fosse adorata già da molto tempo prima che si affermasse il culto degli Olimpi, dato che l’inno omerico a Demetra è stato datato a circa il VII secolo a.C. Le figure di Demetra e di sua figlia Persefone erano centrali nelle celebrazioni dei Misteri eleusini, anch’essi riti di epoca arcaica e antecedente al culto dei dodici dei dell’Olimpo.

La figura equivalente a Demetra nella mitologia romana era Cerere.

Demetra viene spesso confusa con Gaia, Rea o Cibele. L’epiteto con cui la dea viene più frequentemente chiamata rivela l’ampiezza e la portata delle sue funzioni nella vita greca del tempo: lei e Kore ("la fanciulla") erano solitamente invocate come "le due dee" ("to theo"), e questa definizione appare già nelle iscrizioni in scrittura Lineare B di epoca Micenea trovati a Pilo. È assolutamente plausibile che vi sia una connessione con i culti dedicati alle due dee nella civiltà minoica di Creta.

Secondo il retore ateniese Isocrate, i più grandi doni di Demetra all’umanità furono i cereali (da cui deriva il suo nome latino "Cerere"), che hanno reso l’uomo diverso dagli animali selvatici e i Misteri, che gli hanno consentito di coltivare speranze più elevate per la vita terrena e per ciò che dopo la vita verrà.

A seconda dei vari contesti, Demetra era invocata con diversi epiteti:

* Potnia – "Padrona" (nell’ Inno Omerico a lei dedicato)
* Chloe – "Il verde germoglio" ( in Pausania 1.22.3 per i suoi attributi di fertilità ed eterna giovinezza).
* Anesidora – "Colei che spinge in su i doni" (Pausania 1.22.3)
* Malophoros – "Colei che dà mele" o "Colei che dà greggi" (Pausania 1.44.3)
* Kidaria – (Pausania 8.13.3)
* Chtonia – "Che si trova nel suolo" (Pausania 3.14.5)
* Erinys – "Implacabile" (Pausania 8.25.50)
* Lusia – "Che prende il bagno" (Pausania 8.25.8)
* Thermasia – "Calorosa" (Pausania 2.34.6)
* Kabeiraia – nome di origine pre-greca di significato incerto
* Thesmophoros – "Fornitrice di consuetudini" o anche "legislatrice", titolo che la lega all’antica dea Temide. Questo titolo era usato in connessione con la Tesmoforia, una cerimonia segreta riservata alle donne che si svolgeva ad Atene, e connessa con le tradizioni matrimoniali.

Negli scritti di Teocrito si trovano tracce di quello che fu il ruolo di Demetra nei culti arcaici:

* "Per i Greci Demetra era ancora la dea dei papaveri"
* "Nelle mani reggeva fasci di grano e papaveri"

Una statuetta d’argilla trovata a Gazi sull’isola di Creta, rappresenta la dea del papavero adorata nella cultura Minoica mentre porta i baccelli della pianta, fonte di nutrimento e di oblio, incastonati in un diadema. Appare dunque probabile che la grande dea madre, dalla quale derivano i nomi di Rea e Demetra, abbia portato con sé da Creta nei Misteri Eleusini insieme al suo culto anche l’uso del papavero, ed è certo che nell’ambito dei riti celebrati a Creta, si facesse uso di oppio preparato con questo fiore.

Quando a Demetra fu attribuita una genealogia per inserirla nel Pantheon classico greco, diventò figlia di Crono e Rea, sorella maggiore di Zeus. Le sue sacerdotesse erano chiamate Melisse.

A Pellené in Arcadia si tenevano una serie di cerimonie in onore di Demetra di Misia che duravano sette giorni. Pausania visitò il santuario di Demetra di Misia, che si trovava sulla strada che andava da Micene ad Argo, ma la sola notizia che fu in grado di trovare per spiegare questa arcaica denominazione è la leggenda di un tale Misio, antico fedele di Demetra.

I luoghi principali in cui il culto di Demetra era praticato si trovavano sparsi indifferentemente per tutto il mondo Greco: templi sorgevano ad Eleusi in Sicilia, Ermione a Creta, Megara, Lerna, Egila, Munichia, Corinto, Delo, Piene, Agrigento, Iasos, Pergamo, Selinunte, Tegea, Thorikos, Dion, Licosura, Mesembria, Enna e Samotracia.

Demetra donò al genere umano la conoscenza delle tecniche agricole: la semina, l’aratura, la mietitura e le altre correlate. Era particolarmente venerata dagli abitanti delle zone rurali, in parte perché beneficavano direttamente della sua assistenza, in parte perché nelle campagne c’è una maggiore tendenza a mantenere in vita le antiche tradizioni, e Demetra aveva un ruolo centrale nella religiosità Greca delle epoche pre-classiche. Esclusivamente in relazione al suo culto sono state trovate offerte votive, come porcellini di creta, realizzati già nel Neolitico.

In epoca romana, quando si verificava un lutto in famiglia, c’era l’usanza di sacrificare una scrofa a Demetra per purificare la casa.
Il più importante mito legato a Demetra, che costituisce anche il cuore dei riti dei Misteri Eleusini, è la sua relazione con Persefone, sua figlia nonché incarnazione della dea stessa da giovane. Nel pantheon classico greco, Persefone ricoprì il ruolo di moglie di Ade, il dio degli inferi. Diventò la dea del mondo sotterraneo quando, mentre stava giocando sulle sponde del Lago di Pergusa con alcune ninfe ( secondo un’altra versione con Leucippe ) che poi Demetra punì per non essersi opposte a ciò che accadeva trasformandole in sirene, Ade la rapì dalla terra e la portò con sé nel suo regno. La vita sulla terra si fermò e la disperata dea della terra Demetra cominciò ad andare in cerca della figlia perduta, riposandosi soltanto quando si sedette brevemente sulla pietra Agelasta. Alla fine Zeus, non potendo più permettere che la terra stesse morendo, costrinse Ade a lasciar tornare Persefone e mandò Hermes a riprenderla. Prima di lasciarla andare, Ade la spinse con un trucco a mangiare quattro semi di melagrana magici, che l’avrebbero da allora costretta a tornare nel mondo sotterraneo per quattro mesi all’anno. Da quando Demetra e Persefone furono di nuovo insieme, la terra rifiorì e le piante crebbero rigogliose ma per quattro mesi all’anno, quando Persefone è costretta a tornare nel mondo delle ombre, la terra ridiventa spoglia e infeconda. Questi quattro mesi sono chiaramente quelli invernali, durante i quali in Grecia la maggior parte della vegetazione ingiallisce e muore.

Vi sono comunque altre versioni della leggenda. Secondo una di queste è Ecate a salvare Persefone. Una delle più diffuse dice che Persefone non fu indotta a mangiare i quattro semi con l’inganno, ma lo fece volontariamente perché si era affezionata ad Ade.
Mentre stava cercando la figlia Persefone, Demetra assunse le sembianze di una vecchia di nome Doso e con quest’aspetto fu accolta con grande senso dell’ospitalità da Celeo, re di Eleusi nell’Attica. Questi le chiese di badare ai suoi due figli, Demofoonte e Trittolemo, che aveva avuto da Metanira. Per ringraziare Celeo della sua ospitalità, Demetra decise di fargli il dono di trasformare Demofoonte in un dio. Il rituale prevedeva che il bimbo fosse ricoperto ed unto con l’ambrosia, che la dea stringendolo tra le braccia soffiasse dolcemente su di lui e lo rendesse immortale bruciando nottetempo il suo spirito mortale sul focolare di casa. Demetra una notte, senza dire nulla ai suoi genitori, lo mise quindi sul fuoco come fosse un tronco di legno ma non poté completare il rito perché Metanira, entrata nella stanza e visto il figlio sul fuoco, si mise ad urlare di paura e la dea, irritata, dovette rivelarsi lamentandosi di come gli sciocchi mortali non capiscano i rituali degli dei.

Invece di rendere Demofoonte immortale, Demetra decise allora di insegnare a Trittolemo l’arte dell’agricoltura, così il resto della Grecia imparò da lui a piantare e mietere i raccolti. Sotto la protezione di Demetra e Persefone volò per tutta la regione su di un carro alato per compiere la sua missione di insegnare ciò che aveva appreso a tutta la Grecia. Tempo dopo Trittolemo insegnò l’agricoltura anche a Linco, re della Scizia, ma costui rifiutò di insegnarla a sua volta ai suoi sudditi e tentò di uccidere Trittolemo: Demetra per punirlo lo trasformò allora in una lince.

Alcuni studiosi pensano che la leggenda di Demofoonte derivi da racconti popolari ancora più antichi
Amata in quanto apportatrice di messi, Demetra era anche ovviamente temuta, in quanto capace, all'inverso, di provocare carestie, come ricorda il mito di Erisittone che, avendola offesa tagliando degli alberi da un frutteto sacro, ne venne punito con una fame insaziabile.

Demetra viene solitamente raffigurata mentre si trova su un carro, e spesso associata ai prodotti della terra, come fiori, frutta e spighe di grano. A volte viene ritratta insieme a Persefone.

Raramente è stata ritratta con un consorte o un compagno: l'eccezione è rappresentata da Giasone, il giovane cretese che giacque con Demetra in un campo arato tre volte e fu in seguito, secondo la mitologia classica, ucciso con un fulmine da un geloso Zeus. La versione cretese del mito dice però che che questo gesto fu invece compiuto da Demetra stessa, intesa nell' incarnazione più antica della dea.

Nella religione wicca, corrente del neopaganesimo, Demetra rappresenta un aspetto della divinità femminile: la Dea. Simboleggia gli aspetti della madre: l'amore disinteressato, la generosità, l'abbondanza, il nutrimento e la fonte della vita.

Zeus e Demetra ebbero
Persefone.
Essa venne rapita da Ade, dio dell'oltretomba, che la portò negli inferi per sposarla ancora fanciulla contro la sua volontà. Una volta negli inferi le venne offerta della frutta,ed ella mangiò senza appetito solo sei semi di melograno. Persefone ignorava però il trucco di Ade: chi mangia i frutti degli inferi è costretto a rimanervi per l'eternità. La madre, dea dell'agricoltura, che prima di questo episodio procurava agli uomini interi anni di bel tempo e fertilità delle terre, reagì adirata al rapimento impedendo la crescita delle messi, scatenando un inverno duro che sembrava non avere mai fine. Con l'intervento di Zeus si giunse ad un accordo, per cui, visto che Persefone non aveva mangiato un frutto intero, sarebbe rimasta nell'oltretomba solo per un numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, potendo così trascorrere con la madre il resto dell'anno. Così Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra.

Demetra allora accoglieva con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera ed in estate.

Questo era un mito che esaltava insieme il valore del matrimonio (sei mesi a fianco dello sposo) e la fertilità della Natura (risveglio primaverile), motivi questi che rendevano la dea Persefone particolarmente popolare e venerata.

Dalla Saggezza diDeboraSelma

Nessun commento:

Posta un commento