venerdì 20 gennaio 2012

Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Ananke, Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull'armonia delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro.
Platone

La prima amante a noi nota di Zeus,anch'essa una divinità,è Ananke.
Nella Mitologia greca, Ananke era la personificazione del Destino, della necessità inalterabile e del fato. Ella era anche la madre di Adrastea e delle Moire. Inizialmente era identificata con Adrastea stessa. Per Omero ed Esiodo appare come la forza che regola tutte le cose, dal moto degli astri ai fatti particolari dei singoli uomini.

Veniva adorata raramente ma aveva una certa importanza nei culti misterici come nel Orfismo.

Nella Mitologia romana, venne chiamata Necessitas ("necessità") ma rimase sempre un'allegoria poetica priva di un vero culto.

Da essa ebbe come figli Le Moire.

Ad esse era connessa l'esecuzione del destino assegnato a ciascuna persona.

Erano tre: Cloto, che filava lo stame della vita; Lachesi, che lo svolgeva sul fuso e Atropo che, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile. La lunghezza dei fili prodotti può variare, esattamente come quella della vita degli uomini. A fili cortissimi corrisponderà una vita assai breve, come quella di un neonato, e viceversa. Si pensava ad esempio che Sofocle, uno dei più longevi autori greci (90 anni), avesse avuto in sorte un filo assai lungo.

Si tratta di tre donne dall'anziano aspetto che servono il regno dei morti, l'Ade. Il sensibile distacco che si avverte da parte di queste figure e la loro totale indifferenza per la vita degli uomini accentuano e rappresentano perfettamente la mentalità fatalistica degli antichi greci.

Pindaro, in epoca più tarda, le indicò invece come le ancelle di Temi, al suo matrimonio con Zeus.

Esse agivano spesso contro la volontà di Zeus. Ma tutti gli dei erano tenuti all'obbedienza nei loro confronti, in quanto la loro esistenza garantiva l'ordine dell'universo, al quale anche gli dei erano soggetti.

Si dice che avessero un solo occhio che usassero a turno.



Esiodo le menziona come tre filatrici, le Klothes. La vita degli uomini era basata sulla metafora del "filo" della vita e fu sempre Esiodo a dare ad ognuna un nome e un compito diversi:

* Cloto filava lo stame della vita
* Lachesi distribuiva a ciascuno la parte di filo che gli spettava in sorte
* Atropo lo tagliava all'ora stabilita.

La lunghezza dei fili prodotti può variare, esattamente come quella della vita degli uomini. A fili cortissimi corrisponderà una vita assai breve, come quella di un neonato, e viceversa. Si pensava ad esempio che Sofocle, uno dei più longevi autori greci (90 anni), avesse avuto in sorte un filo assai lungo.

Si tratta di tre donne dall'anziano aspetto che servono il regno dei morti, l'Ade, governato dal dio Plutone. Il sensibile distacco che si avverte da parte di queste figure e la loro totale indifferenza per la vita degli uomini accentuano e rappresentano perfettamente la mentalità fatalistica degli antichi greci.

Dalla Saggezza diDeboraSelma

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