venerdì 20 gennaio 2012

Benedizioni )O(

Visto la mia passione per i Celti, la loro magia e il loro Pantheon cercherò di dare il contributo su questo “settore”.

La maggior parte delle informazioni le trarrò da “la magia dei Celti” di Laura Rangoni, libro che ho trovato dopo moltissima ricerca a Padova in una giornata di pioggia.

Scusate se il post risulterà lungo U_U

Per comprendere il pentheon dei Celti, è necessario fare una precisazione: tutto quello che sappiamo circa le divinità di questo popolo è stato pesantemente condizionato dalla cosiddetta interpretatio romana. La totalità delle fonti infatti ha semplicemente tentato di fare un parallelismo tra gli dei Celti, quelli greci e quelli romani; in questo modo però abbiamo perduto inesorabilmente l’originalità e le peculiari caratteristiche delle più note divinità celtiche.

La principale fonte per quanto riguarda il pantheon Celtico è Giulio Cesare, che nel De Bello Gallico scrive: <> (Caio Giulio Cesare, La Guerra Gallica, Milano 1997, p. 228)

Se vogliamo cercare quali delle divinità de Celti fossero più nominati dalle tarde iscrizioni funerarie e nelle fonti coeve, ci troviamo di fronte essenzialmente a due triadi: una maschile, cioè Lugh (chiamato anche Lugus, Lew e Samildanach in Irlanda) Dagda e Ogma, e una femminile, secondo alcuni interpreti riunita nella figura di Morrigan e formata dalle dee delle battaglie e della morte, cioè Babd, Macha e Nemain, che rappresentano la Grande Dea Madre Terra, sincretizzata poi in una miriade di divinità femminili e adorata in molte parti delle Alpi come Matrona.

Lugh

È la prima divinità della triade maschile, Lugh è il dio del cielo, del sole e della luce, protettore delle arti, garante della sovranità e dotato di grandi poteri magici, che poteva trasmettere ai suoi adoratori. A lui erano sacri i raccolti e veniva onorato in occasione della festa di Lughnasadh, che lui stesso aveva istituito in ricordo della madre adottiva Taultiu.

Molte sono le città a lui dedicate, ad esempio Lione, anticamente chiamata Lugdum, la spagnola Lugo….

Secondo Tacito, Lugh era il nome che i Celti davano a Mercurio, mentre Plutarco sostiene che Lugh fosse il dio del sole dei Celtiberi. Tuttavia pur assommando a sé molte peculiarità di altre divinità, Lugh non è mai un dio supremo come lo Zeus romano.

L’origine del culto pare sia da ricercarsi nella ultima età del ferro proprio per le caratteristiche intrinseche di questa divinità. Protettore degli uomini, donava intelligenza e ispirazione ed era armato di una lancia fiammeggiante e di una fionda. Il suo soprannome è Samildanach che significa <>. <> ed è il padre dell’eroe Cú Chulainn.

Dagda

È la seconda divinità della triade maschile. Figlio di Eladu, la Conoscenza, è dio dell’abbondanza, ma anche capacità guerriere. <> (Riccardo Taraglio, Il Vischio e la Quarcia, Torino 2001, p. 197)

Padre di Brigit, dio della terra e protettore del latte, dei raccolti e del bestiamo, <> e delle alture, era detto anche Eochaid Ollathir o Grande Padre e possedeva un enorme calderone pieno di cibo per coloro che lo incovacano. Era inoltre il dio del tempo, della guerra, della scienza e della magia. Era assimilato a Giove e identificato con Taransi.

Il suo nome deriverebbe da dago-devo, che significa <> e anche <>.

Insieme a Lugh combatte i Femori usando la sua micidiale clava, che però aveva anche caratteristiche positive. Non si trattava infatti solamente di un’arma atta ad offendere ed a uccidere, ma possedeva la qualità magica di ridare la vita.

Ogma

Protettore del Popolo della Dea, a lui erano offerte le armi dei nemici al termine delle battaglie. Pur essendo un temibile guerriero, armato di una pericolosa mazza, è considerato il dio dell’eloquenza.

La sua origine è tragica: egli infatti è il frutto dello stupro di Eithne da parte del re dei Femori Elatha. Per questo motivo egli assomma in sé gli opposti, la luce e l’ombra: se da un lato è un dio generoso e gentile, a volte ha momenti di ira e violenza.

Pare sia stato protettore dei bardi e inventore dell0ogham, alfabeto sacro in grado di unire umano e divino.

Esistono diverse versioni di questo alfabeto: in quella più antica era formato da numerose linee verticali sulle quali erano incisi dei tratti obliqui e orizzontali.

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Dalla Saggezza diArianhord

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