venerdì 20 gennaio 2012

Innana e Damuzi (di LiulyButterfly)


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Si lavò e si unse con olio profumato.
Indossò la candida veste regale.
Apprestò la sua dote.
Si cinse il collo dei preziosi grani di lapislazzuli.
Prese in mano il suo sigillo.
Dumuzi attendeva ansiosamente.
Inanna gli aprì la porta.
All'interno della casa si parò splendente innanzi a lui
Come la luce della luna.
Dumuzi la guardò esultante.
Premette il suo collo contro il collo di lei.
La baciò.

Inanna parlò:
"Ciò che ti dico
Il poeta tessa in un canto.
Cio che ti dico
Passi dall'orecchio alla bocca
E dai vecchi ai giovani.
La mia vulva, il corno,
La Nave del Cielo,
E' impaziente come la luna nuova.
La mia terra mai arata giace incolta.
Quanto a me, Inanna,
Chi arerà la mia vulva?
Chi arerà il mio alto campo?
Chi arerà il mio umido terreno?
Quanto a me, giovane donna,
Chi arerà la mia vulva?
Chi vi disporrà il bue?
Chi arerà la mia vulva?"

Dumuzi rispose:
"Grande Signora, il re arerà la tua vulva.
Io, Dumuzi il Re, arerò la tua vulva."

Inanna disse:
"Ara dunque la mia vulva, o uomo del mio cuore!
Ara la mia vulva!"
In grembo al re si ergeva l'alto cedro.
Accanto a loro le piante crescevano alte.
Accanto a loro le spighe crescevano alte.
I giardini e gli orti lussureggiavano.

Inanna cantò:
"Egli è germogliato: egli è fiorito;
E' lattuga seminata vicino all'acqua.
E' il beneamato del mio grembo.
Il mio ricco orto del piano,
Il mio orto cresce alto nel solco,
Il mio melo coperto di frutti fino alla vetta,
Egli è lattuga seminata vicino all'acqua.
Sempre mi reca dolcezza il mio uomo dolce come il miele,
Il mio uomo dolce come il miele.
Il mio signore, dolcezza degli dei,
E' lui il beneamato del mio grembo.
Miele è la sua mano, miele è il suo piede,
Sempre mi reca dolcezza.
Colui che impaziente, impetuoso, mi accarezza l'ombelico,
Colui che mi accarezza le morbide cosce,
E' lui il beneamato del mio grembo,
Egli è lattuga seminata vicino all'acqua."

Dumuzi cantò:
"O Signora, il tuo seno è il tuo campo.
Inanna, il tuo seno è il tuo campo.
Il tuo ampio campo è rigoglioso di piante.
Il tuo ampio campo trabocca di spighe.
Dall'alto si riversano le acqua sul tuo servo.
Dall'alto si riversa il pane sul tuo servo.
Versa per me, Inanna.
Io berrò tutto cio che tu offri."

Inanna cantò:
"Fai il tuo latte dolce e spesso, mio sposo.
Mio pastore, io berrò il tuo latte appena munto.
Toro selvaggio, Dumuzi, fai il tuo latte dolce e spesso.
Io berrò il tuo latte appena munto.
Che il latte della capre scorra nel mio ovile.
Riempi la sacra zangola di formaggio con miele.
Signore Dumuzi, io berrò il tuo latte appena munto.
Mio sposo, io custodirò il mio ovile per te.
Custodirò la tua dimora di vita, il magazzino,
Il luogo di tremulo splendore, delizia di Sumer,
La casa ove si decide il destino del paese,
La casa che dona al popolo il respiro vitale.
Io, Regina del palazzo, custodirò la tua casa."

Dumuzi parlò:
"Sorella, voglio condurti nel mio giardino.
Inanna, voglio condurti nel mio giardino.
Voglio condurti nel mio frutteto.
Voglio condurti al mio melo.
Là io voglio deporre dolce seme, coperto di miele."

Inanna parlò:
"Mi hai condotto nel tuo giardino.
Il mio fratello, Dumuzi, mi ha condotto nel suo giardino.
Ho passeggiato con lui fra gli alberi ritti,
Ho sostato con lui fra gli alberi caduti,
Presso un melo mi sono inginocchiata, come è uso.
Davanti a mio fratello, che giunse cantanto,
Che si levò di fra le foglie di pioppo,
Che venne a me nel calore del meriggio.
Davanti al mio signore Dumuzi,
Ho versato piante dal mio grembo.
Ho deposto piante davanti a lui,
Ho versato piante davanti a lui,
Ho deposto spighe davanti a lui,
Ho versato spighe davanti a lui,
Ho versato spighe dal mio grembo."

Inanna cantò:
“La notte scorsa, mentre io, Regina, splendevo lucente,
La notte scorsa, mentre io, Regina del Cielo, splendevo lucente,
Mentre splendevo lucente e danzavo,
Cantando lodi al calare della notte,
Egli è venuto a me, egli è venuto a me!
Il mio signore Dumuzi è venuto a me.
Ha posto la sua mano nella mia mano.
Ha premuto il suo collo contro il mio.
Il mio sacerdote è pronto per i sacri lombi.
Il mio signore Dumuzi è pronto per i sacri lombi.
Le piante e le erbe del suo campo sono mature.
O Dumuzi! La tua pienezza è la mia delizia!”

Ella lo chiese, ella lo chiese, ella chiese il talamo!
Ella chiese il talamo che fa esultare il cuore.
Ella chiese il talamo che addolcisce i lombi.
Ella chiese il talamo del re.
Ella chiese il talamo della regina.

Inanna chiese il talamo:
“Si prepari il talamo, il talamo che fa esultare il cuore.
Si prepari il talamo che addolcisce i lombi.
Si prepari il talamo del re.
Si prepari il talamo della regina.
Si prepari il talamo regale!”

Inanna distese il lenzuolo nuziale sul talamo.
Ella chiamò il re:
“Il talamo è pronto!”
Ella chiamò lo sposo:
“Il talamo ci attende!”
Egli pose la sua mano nella sua mano.
Egli pose la sua mano sul suo cuore.
Dolce è dormire con la mano nella mano.
Ancora più dolce è dormire cuore a cuore.

Inanna parlò:
“Mi sono lavata per il toro selvaggio,
Mi sono lavata per il pastore Dumuzi,
Ho unto i fianchi di unguento profumato,
Ho spalmato ambra dal dolce profumo sulle labbra,
Ho colorato gli occhi con bristo.
Egli ha fatto scorrere le sue belle mani sui miei fianchi,
Il pastore Dumuzi mi ha inondato il grembo di panna e di latte,
Mi ha accarezzato il pelo del pube,
Ha innaffiato il mio grembo.
Ha posto la sua mano sulla mia sacra vulva,
Ha lisciato la mia nera nave con la sua panna,
Ha svegliato la mia agile nave con il suo latte,
Sul letto mi ha carezzato.
Ora sul letto io carezzerò il mio alto sacerdote,
Carezzerò il fido pastore Dumuzi,
Carezzerò i suoi lombi, pastorizia del paese,
E decreterò per lui un dolce fato.”

..... Ninshubur, la fida serva del sacro tempio di Uruk,
Condusse Dumuzi ai dolci fianchi di Inanna e parlò:
“Mia Regina, ecco l’eletto del tuo cuore,
Il re, tuo amato sposo.
Possa egli trascorrere lunghi giorni nella dolcezza dei tuoi sacri lombi.
Dagli un regno propizio e glorioso.
Concedigli il trono regale, saldo sulle sue fondamenta.
Concedigli il bastone del giudizio del pastore.
Concedigli la corona che perdura con il nobile raggiante diadema.
Dalla terra ove sorge il sole a quella ove il sole tramonta,
Dal meridione al settentrione,
Dal Mare Superiore al Mare Inferiore,
Dalla terra dell’albero-huluppu alla terra del cedro,
Il bastone del pastore protegga tutta Sumer e tutta Akkad.

Come agricoltore, possa egli rendere fertili i campi,
Come pastore, possa egli far moltiplicare le greggi,
Sotto il suo regno sia rigogliosa la vegetazione,
Sotto il suo regno siano ricche le messi.
Nelle paludi risuoni la voce degli uccelli e dei pesci,
Nei canneti i giunchi vecchi e giovani crescano alti,
Nella steppa gli alberi-mashgur crescano alti,
Nelle foreste si moltiplichino i daini e le capre selvatiche,
Nei frutteti scorrano il vino e il miele,
Negli orti la lattuga e il crescione crescano alti,
Nel palazzo si goda di lunga vita.
Il Tigri e l’Eufrate siano copiosi d’acqua,
Le piante crescano sulle loro rive e popolino le radure,
La Signora della Vegetazione ammucchi le messi in alti cumuli.

O mia Regina del Cielo e della Terra,
Regina di tutto l’universo,
Possa egli rallegrarsi di lunghi giorni nella dolcezza dei tuoi sacri fianchi.”
Il re andò a testa alta verso i sacri fianchi.
A testa alta egli andò verso i fianchi di Inanna.
A testa alta egli andò verso la regina.
Aprì ampie le sue braccia alla Sacerdotessa del Cielo.

Inanna parlò:
“Il mio amato, delizia dei miei occhi, mi è venuto incontro.
Insieme ci siamo rallegrati.
Egli ha preso piacere da me.
Mi ha portato nella sua casa.
Mi ha distesa sul fragrante letto di miele.
Il mio dolce amore, adagiato presso il mio cuore,
Giocando con la lingua, una volta dopo l’altra,
Il mio bel Dumuzi cinquanta volte l’ha fatto.
Ora il mio dolce amore è sazio.

Ora dice:
‘Lasciami libero, sorella mia, lasciami libero.
Sarai la bimba di mio padre.
Suvvia, amata sorella, voglio andare al palazzo.
Lasciami libero...’”

Inanna parlò:
“O mio portatore di gemme, la tua seduzione era dolce.
O mio portatore di gemme nel meleto,
O mio portatore di frutti nel meleto,
Dumuzi-abzu, la tua seduzione era dolce.
O mio impavido,
Mia sacra statua,
Mia statua cinta della spada e del diadema di lapislazzuli,
Com’era dolce la tua seduzione…”


Dalla Saggezza distregadellaterra

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