venerdì 20 gennaio 2012

Continuiamo il nostro phanteon parlando di una divinità poco conosciuta:
ANNA PERENNA:






Antica dea romana che presiedeva al corso dell'anno, o, più propriamente al perpetuo rinnovarsi dell'anno.

Alcuni la ritengono una personificazione femminile dell' anno e del suo perpetuo ritorno, tanto piu che era anche chiamata Anna ac Peranna e che presso i romani vigeva l'augurio di: annare perannareque commode (passare un buon anno dall' inizio alla fine).

Altri scorgono in lei una dea della terra dal nome etrusco.

La sua festa, comunque, era il 15 marzo e dava occasione a banchetti in un bosco sacro alla dea che si stendeva lungo la via Flaminia.

La tradizione più comune la identifica con Anna, sorella di Didone, che dopo la tragica morte di questa, si rifugiò a Malta, presso il re Batto, per sfuggire al fratello Pigmalione. Nuovamente costretta a prendere il mare, naufragò sulle coste del Lazio dove, amorevolmente ospitata da Enea, suscitò la gelosia della moglie Lavinia. Didone, apparsale in sogno la esortò ad abbandonare la casa ospitale, e da allora si crede che il cornigero Numicio l'abbia rapita con le sue onde impetuose e l'abbia nascosta nei suoi antri.

Personaggio strano e dalle origini incerte, Anna è spesso rappresentata come una donna anziana e si ritiene che rappresenti per i romani la personificazione del ciclo dell'anno, anche se Ovidio ci fornisce ben due diverse versioni sulla sua vera identità. Secondo la prima, la donna sarebbe niente di meno che la sorella di Didone, la sfortunata amante di Enea. Fuggita da Cartagine durante una invasione della città, Anna sarebbe approdata nel Lazio e accolta da Enea. L'ospitalità del re nel suo palazzo è però di breve durata, perché la presenza di Anna suscita immediatamente la gelosia di Lavinia che medita di uccidere la sua presunta rivale. Intuendo il pericolo Anna fugge dal palazzo gettandosi nelle acque del fiume Numicio, il cui dio decide di proteggerla trasformandola in una ninfa. Dal gorgoglio delle acque, coloro che la stanno cercando, odono allora scaturire una voce che allude a "onde perenni" (amne perenne) da cui il nome di Anna Perenna.
La seconda versione, invece, si rifà alla prima rivolta della plebe a Roma avvenuta nel 494 a.C. I rivoltosi, rifugiatisi sul Monte Sacro, sarebbero stati sfamati ogni giorno da una vecchia, Anna, poverissima ma non per questo non generosa, che ogni mattina distribuisce loro del pane impastato con le sue mani. E' solo grazie all'aiuto di Anna che il popolo riesce a resistere. I romani, grati, ricompensano in seguito la vecchia dedicandole una statua. Qualunque sia la sua vera identità, Anna viene successivamente deificata rendendosi poi protagonista di un episodio piccante che ben si adatta al clima di generale gozzoviglia dei festeggiamenti in suo onore. Durante la festa, infatti, i romani banchettano all'aperto, ballano, cantano a squarciagola storielle oscene e si ubriacano senza remore, convinti di potersi allungare la vita di tanti anni quanti boccali di vino riusciranno ad ingurgitare.
L'episodio a "luci rosse" cui ci si riferisce è l'inganno perpetrato da Anna ai danni di Marte. Pare infatti che il dio, poco dopo l'ascesa di Anna al mondo degli immortali, le chieda di intercedere in suo favore nei confronti della incorruttibile Minerva (la greca Athena) della quale si è invaghito. Dopo lunghi patteggiamenti Anna fa credere a Marte di essere stato invitato in segreto dalla sua amata ad incontro galante. Marte si presenta nell'alcova e consuma ore di sfrenata passione con una compagna velata. E' solo quando ella si scopre il volto e lo beffeggia, che il povero Marte si rende conto che la donna altri non è se non la stessa Anna.

Dalla Saggezza diDeboraSelma

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